Il mio neurone

il-mio-neurone Fu così che passò la prima settimana.

Contrariamente alle mie previsioni, non sono stato poi tanto da solo. Città imprevedibile.

In una settimana ho già conosciuto un po’ di persone. E scoperto che si possono incontrare casualmente in giro. O al tuo stesso coso di tedesco. Dopo una settimana cominci a capire qualcosa. Che la carta si mette fuori il venerdì. Che i tedeschi quando si incontrano dicono Hallo (pronunciato alò) ma quando si salutano dicono Ciao in un italiano che fa impressione. Che di italiano non c’è solo il ciao ma un sacco di gente in giro e soprattutto un sacco di negozi (il pizzicagnolo, la boutique di scarpe, gelaterie, pizzerie). Che se guardi bene, riconosci in giro le stesse facce. Che non tutti parlano così bene l’inglese come noi pensiamo. Che però nei posti chiave ci mettono qualcuno che lo sa. Però i documenti per l’immigrazione non li traducono (europeo si, ma immigrato). Che quando vanno in bicicletta si tirano su la gamba destra del pantalone (la moda è moda). Che il tempo cambia rapidamente (fa caldo, no fa freddo, no diluvia, è uscito il sole!!!). Che rapidamente cominci a fregartene del freddo. Che il sacco per il restmüll è facile da comprendere, ma cosa vada davvero nel Gelb Sack è davvero un mistero (plastica, alluminio e così via, ma le bustine di plastica? ci vanno?). Che non ho ancora avuto il coraggio di andare a buttare la spazzatura (e se mi ferma qualcuno e mi controlla la spazzatura?). Che aprire un conto in banca è assai facile (e dicono pure chiuderlo!). Che stare in ufficio da solo non è divertente. Che hai bisogno di una bicicletta. Che si comprano usate. Che il gulasch in lattina non è niente male. Che il mio inglese non è così malaccio come pensavo.

Infine, vi presento il mio neurone. Ancora non ha un nome, ma visto quanto costa (7,50 €) non avrà 100 miliardi di fratelli a fargli compagnia. Rimarrà solo soletto come è giusto che sia.

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