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In rainbows
martedì, 2 ottobre 2007, 00:04 - Musica, tsubasa.it
Uff, annunciare dei post e poi sparire. E' così che si fa?
No è che sto lavorando, poi ci ho un sacco di cose da fare tipo che mi sto trasferendo, poi ho trovato traffico e sono dovuto passare in tintoria, che poi c'era stata un'invasione di cavallette che non se ne vedevano dal 1980, che non ne fan più come una volta.

Avevo da fare. Prima o poi manterrò la promessa (o anche no).

Sta uscendo il nuovo album dei Radiohead. Musicalmente dei geni assoluti. Dal punto di vista commerciale: il futuro è arrivato.

Come una qualsiasi band di quelle sconosciute, si sono autoprodotti e adessi si vendono da soli. A dicembre arriverà un bel cofanetto edizione deluxe. Adesso si può acquistare il download del nuovo album In Rainbow. Non solo. La vera rivoluzione è che decidi tu quanto paghi.
Non ci credete? Andate a vedere sul loro sito. Io ho pagato 7 sterline, circa 10 euro. Perché? Perché i Radiohead mi piacciono fin dal primo album. Perché ogni album che tirano fuori è una album di qualità. Perché oggi ho deciso che acquistare il loro album vale 10 euro. Un giorno potrei decidere che ne varrà solo 1. Dal 10 Ottobre potrò scaricarlo. Quindi aggiornate i vostri feed se volete sapere che cosa ne penso.
Really it's up to you.

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Il tour dell'impero Austro-Ungarico
mercoledì, 5 settembre 2007, 01:32 - Storie di vita, In giro per il mondo
Non è che mi sono dimenticato del blog. È che il rientro dalle vacanze è una gran brutta bestia. Se poi hai passato delle vacanze magnifiche e lunghe il rientro diventa deprimente. Dopo che hai percorso più di 3000 Km, visitato 3 capitali, bevuto Kozel, visto e ascoltato 15 concerti, buttato da 30 metri (tranquilli c’era un elastico a proteggermi), dormito in tenda, in ostello, in un hotel (a 4 stelle mica cazzi) e in un appartamento nel centro di una delle più belle città d’Europa…ma come diamine fa il rientro ad essere easy???

Ed è che così che a Settembre ti ritrovi davanti ad un monitor cercando di non deprimerti pensando che stati tentando di scrivere un articolo che non cambierà nulla nel mondo della scienza se non accorciare di un anno il cammino verso la fine del dottorato (bisogna porsi obiettivi adeguati al proprio passo!). E tutto questo cercando di pensare che vorrei raccontare la mia estate sul blog. Ma come fai a trasmettere venti giorni di una simile vita?

D’ispirazione in ispirazione ci proverò. Vi annuncio tre (e dico tre ma penso che mi sa che saranno pure quattro!) puntate dei miei appunti di viaggio. So che non aspettavate altro, Settembre è triste, già ogni tanto si sente un freddo incipiente e ricominciare con la solita routine è dura.

Ma cosa vi aspetta? Beh, ho visitato il fu impero Austro-Ungarico. Cioè sono stato a Budapest, Praga e Vienna. Senza dimenticare (il che è davvero impossibile) che a Budapest sono stato per una settimana sull’isola di Obuda dove si svolgeva il Sziget Festival (uno dei, se non il, festival più grande d’Europa). Il tutto viaggiando sulla mia macchinetta con un portabagagli colmo al limite dell’inverosimile e la compagnia della G! (che ha anche tentato di staccarmi la testa a morsi, ma forse questa è meglio se non la racconto!).

Nel frattempo ho anche compiuto 30 anni e comincio saltuariamente a deprimermi (chi sono, cosa faccio, dove vado, come finire, etc etc, le solite cose di cui si lamentano tutti i trentenni e di cui ne abbiamo le palle piene). Però la novità è che sto per abbandonare il nido familiare (della famiglia, non nel senso di abituale), perché ho trovato casa (casa…una stanza!) per conto mio.

Infine, giusto oggi (anche perché oggi è uscito insieme alla mailing list che lo segnala) ho scoperto di essere stato segnalato sul sito dei Wu Ming per la mia recensione a Manituana (anche se forse non gli è piaciuto tantissimo, non tanto per quel “asciuttamente”, visto che sono stato effettivamente sintetico, tanto per quel “dice la sua”!). Quindi colto da una punta di vanteria, segnalo la segnalazione.

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Chiuso per ferie
sabato, 4 agosto 2007, 08:26 - tsubasa.it
Anche se in pratica ero in vacanza già da un po', da oggi il blog chiude ufficialmente i battenti per il mese di Agosto.
Ci rivediamo i primi di Settembre con un sacco di cose nuove da raccontare!

;)
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La realtà esiste
sabato, 28 luglio 2007, 19:39 - Musica, Storie di vita, In giro per il mondo
Ce ne è voluto di tempo per finire di sistemare le cose lasciate in sospeso, nonostante sia stato via una sola settimana, le ultime cose da chiudere prima delle tanto sospirate vacanze (manca ancora una lunga interminabile settimana) che un po' avevo rimandato in vista della mia assenza. Complice anche questo caldo afoso che si porta via la poca voglia di lavorare, ci ho messo davvero tanto.

E così ho dovuto lasciare indietro il blog e non aggiornare i pochi che non sono ancora a crogiolarsi sotto il sole in una bella spiaggia su cosa abbia fatto tutto questo tempo.

Cominciamo dal fatto che desideroso di prepararmi ai mega concerti dello Sziget Festival che mi vedranno impegnato ad Agosto, sono stato al mega concerto di Circo Massimo che vedeva protagonisti i Genesis. Sono sincero, non sono mai stato un loro grande fan. In realtà non sono un grande fan del progressive in generale, anche se dagli anni '80 in poi non si possono certo etichettare come gruppo progressive. Gli unici due dischi che abbia mai avuto dei Genesis sono Selling England by the pound e We can't dance. Questo non per sfoggiare una cultura musicale ma per dire che mi sono sottoposto al massacro del Circo Massimo non tanto per loro, quanto spinto dalla curiosità.
La serata mi ha confermato che nonostante tutto mi piacciono più i Genesis con Peter Gabriel che quelli successivi, anche se questo non penso che cambi le vostre vite più di tanto (al limite potete usare queste informazioni per non regalarmi un loro disco). Ciononostante il concerto mi è piaciuto, è stata una bella serata e ho visto un bello spettacolo. Ho respirato terra (non avete idea di quanta terra ci fosse nell'aria, smossa dalla presenza di tutte quelle persone) per ore e me la sentita in gola fino al giorno dopo.

Il giorno dopo, mentre appunto ancora respiravo terra, sono partito per fare una Summer School. E' usanza durante il periodo di dottorato fare una scuola estiva che aiuta il futuro ricercatore a saperne di più su alcuni aspetti specifici della propria materia o su metodi e tecniche di ricerca. Io per una settimana ho parlato di statistica. Il prof, una persona squisita come poche se ne trovano in giro, ci ha detto che era il corso più avanzato che avesse mai tenuto. E i nostri cervelli fusi se ne sono resi conto. Otto ore di lezione al giorno, metà la mattina, metà al pomeriggio. E la sera come bravi bimbi a letto presto. Questo, però, solo pochi secchioni. Noi altri la sera facevamo tardi a bere. Il risultato è stato che di giorno per rimanere svegli e attenti consumavamo litri di caffé (ho pagato e mi serviva seguire, quindi non potevamo fregarcene), a causa dei bagordi notturni che spesso si sono protratti fino a notte fonda. Per fortuna che il prof veniva con noi, così non abbiamo mai dovuto giudicare le facce sbattute. Tornato a casa ho dormito quasi dodici ore di fila, tanta era la stanchezza. E mi sono riportato anche due bei chiletti in più, visto che tra coffee break, pranzi, cene e alcool non facevamo che ingozzarci (piadina, prosciutto, squacquerone...e se non sapete cosa sia lo squacquerone vi consiglio un giro da quelle parti!).

Durante questa settimana c'è stato anche tempo per un fuga a Ferrara. Ero contento di andare a questa summer school, ma rosicavo troppo perché in quei giorni Damien Rice avrebbe suonato a Roma. Come risolvere? Con internet, ovviamente. Fatta una piccola ricerca ho scoperto che suonava anche a Ferrara, che distava solo 130 chilometri da dove stavo io. Non vicinissimo, ma sempre meglio che arrivare a Roma. Così, con due compagni di corso ci siamo fatti mezza giornata a Ferrata (eh si, ho fatto sega alle lezioni del pomeriggio!) che è una cittadina davvero interessante, e poi mentre loro la sera si facevano un giro io mi sono visto il concerto nella piazza di fianco al castello.
Conoscendo i suoi album, mi aspettavo un concerto molto struggente con lacrime a fiumi e invece è riuscito a sorprendermi non poco, interpretando le sue canzoni in chiave più rock e lasciandomi letteralmente senza fiato. Mi piacciono molto i suoi testi e mi piace tantissimi la sua voce che reputo una delle migliori al momento in circolazione. Ora posso dire che mi piace anche la forza e la grinta che mette nei suoi live. Ne è valsa davvero la pena di farmi tutti quei chilometri.

E come ci ha ripetuto il nostro prof per tutta la settima, ricordatevi che la realtà esiste!
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Il quesito con la Neko
mercoledì, 18 luglio 2007, 09:22 - Storie di vita
Sono fuori per lavoro (sono ad un corso di metodologia in Romagna, vino cibo e ogni tanto statistica) quindi non ho molto tempo per aggiornare il blog.
Ne approfitto per condividere con voi, lo splendido disegno che L'orso ciccione mi ha inviato.

A presto!


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Patti Smith & Sonic Youth
martedì, 10 luglio 2007, 23:59 - Musica
No, non lasciatevi fuorviare dal titolo. Non hanno fatto un concerto insieme. Li hanno fatto a distanza di 4 giorni e in due posti diversi (in verità anche in due città diverse). Ma io sono pigro e avevo una importante riunione di dottorato da preparare (ce ne sono due all'anno, non è che potevo cannarla).
Pur essendo due concerti diversi anno avuto un filo comune, ossia la riproposizione di successi del passato.

Patti Smith ha suonato all'Auditorium il 3 Luglio. L'idea del concerto era di riproporre dei classici del rock interpretati da lei. Ora in verità mi dicono che (non ero molto aggiornato in realtà) abbia addirittura fatto un album con queste cover. Certo, quando ti chiami Patti Smith puoi anche permetterti di fare un concerto con delle cover, ma un album mi sembra eccessivo. E' vero che il concerto è stato bello e ha intervallato suoi grandi successi (penoso il pubblico scatenato solo con Because the night che addirittura si è precipitato sotto il palco alle prime note) con queste cover, ma forse avrei lasciata questa esperienza solo ai live. Belle le sue versioni di Are you experienced?, di Smells like teen spirit e di White rabbit. Forse un po' banale Perfect day, anche se nel complesso è stata una bella serata.
Certo lei è una gran freakettona (si è presentata con una enorme magliettona con scritto a mano LOVE) però era bello vedere intorno a noi reduci del '68 che se la spassavano.

Il 7 Luglio mi sono visto per la seconda volta (sempre nello stesso posto) i Sonic Youth che hanno suonato nell'anfiteatro romano di Ostia Antica. Se qualcuno vi dice che sono anzianotti e datati, fidati, non ha capito davvero nulla. Già quando li ho visto la prima volta pensavo che forse dal vivo sono più bravi che su album (è difficile tenere fermo Thurston Moore e forse su album si snatura questa sua natura da bambinone con ADHD), stavolta ne ho avuto la conferma. Sono fenomenali.
Il concerto era una celebrazione per il ventennale di Daydream Nation, loro celebre album appunto del 1987. Un concerto superbo e divino, suonato con un ritmo incalzante e coinvolgente. Qualcosa di davvero eccezionale. Non so quanto abbiano suonato, ero troppo rapito per far caso a cose del genere. So che dopo aver suonato Daydream nation sono saliti sul palco altre due volte, suonando canzoni dall'ultimo album, non mi pare di aver riconosciuto niente che fosse dei precedenti, sempre stupende e in maniera eccezionale.
Insomma, se ve li siete persi c'è da rosicare non poco!
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Little boy
domenica, 8 luglio 2007, 02:20 - Storie di vita
Ci siamo quasi. Poco meno di un mese e andrò ufficialmente a far parte della schiera dei trentenni. Non sono uno che ama fare bilanci (certo, il fatto che questi siano spesso in negativo forse aiuta a non volerli fare). Però che piaccia o no, quando ci si avvicina a questo numero viene spontaneo porsi qualche domanda. Si perché se fino ai 29 eri ancora giustificato da quel 2 davanti a sentirti un po' adolescente, quel maledetto 30 ti mette di fronte alla realtà dei fatti. Già ogni tanto i pischelletti ti chiamano "signore", che poi io sembro pure più giovane di quello che sono, ma arrivando ai 30 cominci pure a calartici un po'. Beh ho trentanni sono un adulto. Ma chi? IO????

C'è un supermercato dove ogni tanto vado, nel quale ogni volta che metto piede (mi è successo anche oggi!) incontro qualche vecchio compagno di scuola. Sembra che vadano tutti lì. E il bello è che andavo a scuola in un paese vicino al mio. Avrà i prezzi migliori. Comunque, tutti questi miei compagni di scuola che incontro lì, sono invariabilmente o sposati o sposati con prole. E se non sono sposati hanno la prole. Hanno un lavoro più o meno stabile, il mutuo da pagare e una station wagon (o una monovolume).

Tra me e loro c'è più o meno la stessa distanza che intercorre tra la luna e la terra.

Ho un'utilitaria, vivo a casa con i miei, ho un conto in banca che prosciugo tra concerti, cene fuori e vacanze e sto da talmente poco con la mia donna che è già tanto se l'ho presentata ai miei amici (in realtà ancora non a tutti).

Mi guardo intorno e mi accorgo che però le persone più vicine che ho sono praticamente tutti come me. Almeno non mi sento un alieno.

Eh però ti senti chiedere lo stesso "allora quando ti sposi" "quand'è che tu metti la testa a posto" "guarda che prima o poi tocca pure a te". Chissà se lo fanno per convincersi che la loro è la scelta giusta o hanno davvero ragione.

Però se mi guardo indietro sono soddisfatto di quello che ho fatto. Ho studiato e letto tanto, ho viaggiato, ho conosciuto molte persone, ho amato, odiato e ancora amato per poi ricominciare di nuovo. Ho cari amici che ormai conosco da 15 anni. Ne ho di nuovi che conosco da pochi mesi.

Quindi posso proiettarmi in avanti. Manca poco ma sono pronto. Per festeggiare farò una cosa da giovane. Mi farò un festival musicale di una settimana a Budapest in campeggio. Ma anche una da vecchio (però per ora non dico cosa). In autunno andrò a vivere da solo (beh non proprio da solo, con dei coinquilini). E poi sono innamorato. Quindi festeggerò con una persona davvero speciale.

Sarò ufficialmente anche io un 30enne. Probabilmente uno di quelli, precari, in crisi perché non sa chi è e non si ritrova nei modelli a cui viene richiesto di conformarsi, messo costantemente alla prova da se stesso, ma arrogante e supponente quanto basta per passare tutto questo come se nulla fosse.

Tutto esattamente come prima.
Quando ero giovane, tenevo un "diario dei rimpianti" in cui annotavo i miei errori. E non passava mai un solo giorno senza che lo dovessi aprire venti o trenta volte. Non appena capii che sarebbe sempre stato così, decisi di abbandonarlo.
Ancora oggi, quando medito prima di addormentarmi sulla giornata trascorsa, non c'è giorno in cui non abbia commesso qualche sbaglio.
E' quasi impossibile vivere senza commettere errori, ma le persone saccenti non sono pronte ad ammetterlo.
(Hagakure, I, 173)

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Manituana
domenica, 1 luglio 2007, 23:12 - Libri
Ci risiamo. I Wu Ming colpiscono ancora. E piazzano un affondo decisamente niente male. Per i pochi che ancora non lo sapessero i Wu Ming sono un insieme di scrittori che anziché scrivere ognuno per conto proprio hanno deciso di mettere insieme le loro teste (le facili battute sul fatto che tutti insieme non ne formano una, sono appunto troppo facili) per scrivere romanzi. Lo fanno anche singolarmente, ma il loro meglio lo danno in gruppo. Sono come una band. Le carriere soliste di solito non funzionano granché.
Hanno iniziato nel 1999 con Q, ma allora si facevano chiamare Luther Blisset. Poi nel 2002 hanno pubblicato 54 questa volta con il nome Wu Ming (che per inciso significa "nessun nome"). E adesso arrivano con Manituana.

Queste persone usano un nome collettivo in parte per sfuggire al concetto di autore come star. Anche se ormai delle star le sono diventate. Comunque sia, sanno fare il loro lavoro. A cominciare dal sito che hanno creato per l'uscita del loro romanzo, che contiene un trailer del libro, canzoni ispirate o legate al romanzo, racconti di contorno al romanzo e ovviamente recensioni. E in mezzo alle recensioni è possibile trovare anche delle vere perle, come quella pubblicata su L'avvenire che con incredibile veemenza si scaglia contro il loro modo di scrivere. Ora, sono sicuramente l'ultimo a poter parlare (il mio stile di scrittura non è certo tra i più meritevoli), però sono un lettore. E mi piacciono autori come Roth, come DeLillo, come Tom Wolfe e come Foster Wallace (ma l'avete mai letto Infinite Jest??? Stupendo!!!). I Wu Ming non saranno forse eccezionali, però hanno uno stile che spesso mi ricorda alcuni grandi scrittori americani contemporanei, che sono tra i miei preferiti. E siamo arrivati al 3° loro romanzo che leggo. E ne sono sempre più convinto.
Ancora più divertente è la "recensione preventiva" di Libero dove un sedicente scrittore/giornalista ha il coraggio di recensire un libro prima di averlo letto. Bisogna dire che di coraggio ce ne vuole parecchio.

Veniamo infine al libro. Manituana è la storia della guerra di indipendenza americana. Raccontata però dalla parte di chi combatteva contro i coloni americani, ossia una parte degli indiani che difendeva le proprie terre e da chi era ancora fedele al Re Inglese per proteggere i propri privilegi. Bisogna dire innanzitutto, che gli indiani non furono tutti dalla stessa parte. Alcuni si schierarono con i coloni, altri contro.
Se la mia casa brucia, il mio vicino è in pericolo.

Come seconda cosa, pur mettendo dentro molta della saggezza che abbiamo imparato avesse il grande popolo degli indiani d'america, non ci mostra delle persone spiritualmente elevate. Insomma, niente favolette: gli indiani scuoiavano i nemici - che fosse l'uomo bianco o meno, poco importava, uccidevano senza pietà, portandosi in giro teste mozzate e scalpi, e si ubriacavano col rum fino a diventare solamente degli inutili ubriaconi. Insomma non sempre ci fanno una bella figura.

Lottano tutti per conquistare una terra libera. Poco importa che qualcuno ci fosse già da prima e altri convivessero pacificamente. La guerra è guerra e abbrutisce anche gli spiriti più nobili, fino a fare diventare predatori insaziabili anche le persone più equilibrate.
Manituana è un libro dove lo spirito delle persone è messo a dura prova e in molti casi non possono far altro che seguire e adeguarsi al corso degli eventi.
A ben guardare, pur con tutta la forza delle sue acque, il San Lorenzo s'era dovuto accontentare dell'unico letto possibile. La scelta era stata soltanto un modo di dire, un punto di vista ristretto, che non teneva conto di troppi dettagli. Allo stesso modo, pensò, gli uomini si convincono di scegliere, ma il cammino che percorrono è sempre l'unico che hanno a disposizione.

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L'ora del cazzeggio
venerdì, 29 giugno 2007, 16:13 - Gironzolando per la rete
Dopo troppi momenti seriosi, è finalmente l'ora del cazzeggio.
Segnalo quindi due cose stupende.

La prima è la mitica Llama Song un vero cult che volendo trovate su YouTube, ma di cui io preferisco l'originale in flash (è un loop, quindi potreste andare avanti per ore) che trovate sul mitico Albino Blacksheep (un sito che negli anni ha segnalato i migliori file in flash, per veri nullafacenti!).

La seconda sono gli Umbilical Brothers di cui ha già parlato il Bla in un commento. Su YouTube trovate tantissimi spezzoni del loro spettacolo e di loro apparizioni televisive. Io vi segnalo i due da cui secondo me dovete partire, dopodiché potrete passare a vedere tutti gli altri.

Il primo è Giving the finger.


Il secondo si chiama Encore.


Buon cazzeggio!
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Walking in my shoes
martedì, 26 giugno 2007, 02:11 - Storie di vita
Schiena contro il muro. Sono pronto. Via. Un passo. Due. Respiro. Tre. Quattro. Affanno. Indietreggio. Il saldo ancoraggio del muro di nuovo dietro. La tranquilla sicumera di un appoggio. Non è comodo. Non è il migliore. Semplicemente c'è. Di fronte a te la possibilità di trovare un appiglio più sicuro. Sembra di essere incollati. Devo staccarmi. Riproviamo.

Schiena contro il muro. Primo passo. Secondo, terzo. Il quarto è incompiuto. Panico. Non demordo.

Sai che prima o poi dovrai affrontarlo quel percorso. Perché ti tiene distante dal mondo. Mica è facile, lo sai. Come lo sa chiunque. Le notti insonni, il fegato che fa male. E' terrore puro quello che ti tiene incollato.

Eppure ci provi. Sbagliando. Mica avevo detto di essere perfetto. Eppure ci provo e subito dopo che ci ho provato me ne pento. Non sapevo dove mettevo il piede. A volte proprio perché hai paura lo metti nel posto sbagliato. Per confermare a te stesso che stavi sbagliando.

Eh no, così non va. Ricominciare da capo.

Schiena contro il muro. Uno, due. Respiro. Tre. Quattro. Cinque sei sette. Di nuovo l'affanno. Hai già rischiato tante volte. E sei caduto da altezze più alte. Le ossa rotte hanno tenuto il sonno lontano a lungo. Eppure sei ancora qui. Otto. Nove. Ti senti in bilico, eh? Hai pensato che se cadi magari qualcuno ti tira su? E se addirittura ti prendesse per il braccio prima di toccare terra? Può accadere. Certo. Magari no. Ma può accadere. Dieci.

Sono tante le volte che ho ricominciato da capo. Ripassare i propri errori. Correggerli. A volte ci ricammino sopra. Il cammino si è impresso nel terreno e come un binario lo si ripercorre pur contro il proprio volere. Non se ne esce facilmente. Se ne esce. Ma non facilmente.
Now I'm not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes

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