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David Foster Wallace
domenica, 14 settembre 2008, 23:22 - Libri
Ithaca, 21 febbraio 1962 – Claremont, 12 settembre 2008


se ne va un genio.


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Marzo
mercoledì, 9 aprile 2008, 14:20 - Musica, Storie di vita
Se vi venisse in mente di risparmiare soldi tagliando la vostra bolletta telefonica sappiate che
l'unico risparmio sarà quello dei mesi passati senza linea.
Si, perché dopo aver pensato da furbacchioni di abbandonare Telecom siamo andati verso il blocco totale della linea. Ora mi collego con il cellulare.

Però di cose ne sono successe, a cominciare dal fatto che sono andato in trasferta a Perugia a fare delle lezioni. Pubblico tosto quello perugino, non applaude nemmeno dopo il bis. Epperò sembra essere andato tutto bene (un po' meno per la mia autostima ma quella ai fini del curriculum pare non conti, a meno che uno non lo segnali, ma si può omettere tranquillamente).
Mentre ero lì ho finalmente visto questa splendida città arroccata su un cucuzzolo e piena di stranieri. Un ambiente davvero frizzante. Già che c'ero ho pure visitato la mostra del Pintoricchio: certe madonne! No sul serio, era tutta centrata sulle madonne con bambino. Tra l'altro nemmeno tutte del Pintoricchio: non credo che sarà qualcosa che ricorderò negli anni.

Qualcosa che ricorderò sono invece due concerti a cui ho assistito.

Ad inizio mese sono andato a vedere gli Eels all'Auditorium. Questa storia inizia quando sono andato a comprare i biglietti direttamente lì. Una signorina mi ha fatto vedere il monitor con tutti i posti disponibili:
Signornina Auditorium: il biglietto unico per la sala costa 25 euro, potrebbe prendere questi che sono rimasti in galleria.
tsu: scusi, ma quelli verdi sono quelli liberi?
S.A.: si
tsu: e quei due in prima fila?
S.A.: sono liberi.
tsu: beh allora prendo quelli.
S.A.: ma sono in prima fila!!!

Forse non le sembravo degno della prima fila oppure pensava che, come al cinema, i posti in prima fila non fossero granché, però sembrava decisamente turbata nel volerci dare i posti in prima fila (mentre io ero decisamente eccitato all'idea).
E in effetti un po' l'abbiamo pagata: nessuno ci aveva avvertito che alle 21 non sarebbe il concerto, ma un docufilm sulla vita del padre di Mark Oliver Everett, anima del gruppo: il documentario parlava di Hugh Everett III, celebre fisico americano che ha proposto l'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica. Ora non è perché si parlasse di fisica quantisca in inglese senza uno straccio di sottotitolo (faccio fatica a seguire un film senza l'ausilio del sottotitolo in inglese sotto) anziché farci vedere il concerto che volevamo. Il problema stava nel fatto che la proiezione avveniva su un enorme telo posto davanti il palco. Ossia a un metro e mezzo da noi. Il che ha avuto forti ripercussioni sul mio collo che è stato dolorante per svariati giorni.
Alla fine poi il concerto è iniziato e devo dire: ne valeva la pena. A parte la goduria di vedere un concerto come se fossi nel salotto di casa mia, la performance è stata eccezionale: Everett si è presentato inizialmente da solo e poi a lui si è aggiunto The Chet, uno che la musica ce l'ha davvero nel sangue e che per tutto il concerto si è alternato tra chitarra, batteria, tastiere e sega (che incredibilmente ha lo stesso suono del Theremin). Nel frattempo si sono anche abbandonati a qualche momento di pura comicità: le lettere dei fan, l'incontro tra Everett e non ricordo che attrice e le recensioni dei concerti (stupendo il siparietto in cui legge soddisfatto una recensione e poi si accorge che è degli Eagles!). Insomma una gran serata. Peccato che sono stati un po' tirchi e non hanno concesso bis (l'assenza di bis provoca sempre una delusione!)

A fine mese mi sono concesso una trasferta fino a Firenze per vedere nientepopòdimenoche i Portishead (ancora esistono? io sono rimasto ai primi due album degli anni 90! tranquilli stanno ancora lì, il terzo esce ora!). A causa di un sacco di impegni è stata una fuitina con repentino ritorno: siamo partiti in macchina nel pomeriggio e siamo ritornati in piena notte.
Vedere i Portishead dal vivo è stata una grande emozione, non pensavo davvero che un giorno avrei potuto sentire la splendida voce di Beth Gibbons. Un concerto emozionante, anche se quella sera non eravamo nelle condizioni migliori per un concerto (ma questa è una storia che non posso raccontare). I vecchi pezzi sembrano ancora attuali e quelli nuovi erano decisamente interessanti (anche se sono rimasto perplesso da 1 o 2 pezzi che sembravano più dei Daft Punk che loro). Adesso mi mancano i Massive Attack a luglio e sono davvero soddisfatto.
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Il problema del dottorato
mercoledì, 27 febbraio 2008, 21:21

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Vaffanfulla ovvero Il giorno della Marmotta
martedì, 26 febbraio 2008, 14:43 - Musica, Film, Storie di vita
Dopo un lungo periodo di vita sociale praticamente assente, a causa dei tentativi di diventare un futuro giovane ricercatore precario, finalmente io e la G! ci siamo concessi un lungo week-end di vita sociale.

[Ok, qualcosa in realtà l’ho fatta, non è che stavo proprio chiuso in casa. Sono andato a Milano a vedere gli Smashing Pumpkins. Oddio, non erano proprio gli Smashing Pumpkins, era Billy Corgan che con un altro gruppo faceva delle cover degli SP. Credo che il nome fosse Smashing Beans, ma forse mi confondo.]

Giovedì
In realtà Giovedì ho lavorato, ma un presagio mi ha fatto capire che era ora di relax. In camera ho un piccolo calendarietto, di quelli a cui ogni giorno si strappa il giorno. Giovedì mattina appena sveglio strappo il nuovo giorno. Vado a farmi il caffé (mai fare nulla prima del caffé) e dopo averlo bevuto torno in camera e come prima cosa ri-strappo il giorno. Da giovedì il calendario passa direttamente a sabato. Strabuzzo gli occhi, forse sto ancora dormendo? No, salta proprio il venerdì. Mi preparo per uscire devo parlare a ingegneri e architetti di Psicologia Ambientale (che ovviamente non è il mio campo, ma fuori dall’università quando ti pagano sei esperto di qualsiasi cosa!). Chiamo la G! al telefono e le racconto del calendario.
tsu: …e così anziché Venerdì c’era Sabato!!!…ahahahah
G!: ma oggi è Venerdì?
tsu: …
G! è Giovedì o è Venerdì?
tsu: ehr…

Per tre giorni in camera mia è stato sabato. Ok, ho proprio bisogno di relax.

Venerdì
Serata nel quartiere. Io abito al confine tra il Pigneto e TorPignattara (in realtà è ancora Pigneto dove sto io, ma la gente non ci crede mai!) ed è pieno di cose da fare qui. Visto che giochiamo in casa, lasciamo la macchina parcheggiata e giriamo a piedi. Arriviamo fino da Margarì, una pizzeria napoletana che ci hanno consigliato. Ottima pizza, buoni fritti ad un prezzo abbordabilissimo. Peccato che appena entriamo scopro che al tavolo a fianco a me c’è una coppia di miei vecchi amici dell’università. Oh che bello! Ah, no…lui ha gli occhi rossi e lei le lacrime. Forse non era il momento di andare lì a salutarli gioioso. Vabbé.
Dopo la pizza, raggiungiamo sempre a piedi un po’ di amici che stazionano all’isola pedonale del Pigneto. Non lo avevo ancora visto di sera (per me esistono solo San Lorenzo e Trastevere, gli altri sono sempre e solo luoghi di passaggio) e devo dire che sembra interessante. Però la destinazione di questa sera è il Fanfulla 101 un localino dove si entra con la tessera Arci (5 euro) e poi si balla e si beve. La musica non è male, i cocktail costano 4 euro e il locale piuttosto affollato. Forse un po’ troppo per permettere alla gente di fumare, tant’è che dopo un po’ non si respira. Però ci divertiamo abbastanza fino alle 2, quando dovremmo tornare a piedi fino casa. Fortuna che un’anima pia ci raccatta e ci riporta a casa, sennò saremmo arrivati stremati.

Sabato
La G! aveva già visto Miss Kittin al Brancaleone ad Ottobre. Valeria era con lei, anche se in realtà era poco presente. Io non c’ero proprio. Quindi si decide che ci andiamo. Un tempo frequentavo assiduamente il Branca di Venerdì, alle serate di Agatha e consideravo la serata del sabato un po’ coatta. Non tanto per la musica, era una serata House ma comunque con bella musica, quanto per la gente che questo tipo di musica richiama. Comunque il Branca era ancora considerato un centro sociale (più di una volta gente uscita da lì era stata pestata da fascistelli) e non richiamava certa gente, non tanto per motivi ideologici, quanto per la fama di centro sociale.
Ora che si è scrollato di dosso questa nomea e che viene considerato più un locale come tanti altri, ci va un po’ chiunque. Ma forse manco troppo.
Arriviamo verso mezzanotte e c’è una fila piuttosto lunga. Armati di pazienza e di una bottiglia di vino ci mettiamo pazientemente in coda. La gente che vediamo intorno a noi non è proprio delle migliori ma pazienza (anche se ce li guardiamo un po’ con la puzza sotto il naso). Non è che una volta le persone che ci andavano fossero dei santi, c’era sempre quello che si imbucava a metà fila per saltarla, ma almeno se glielo facevi notare facevano una risatina imbarazzata, cercavano di corromperti offrendoti da bere, e magari se ne andavano con la coda tra le gambe. Quelli di sabato no. Non solo saltavano la fila, ma pure con arroganza come se gli fosse dovuto.
tsu: oh coso, guarda che c’è una fila!
coatto: e allora?
tsu: allora non puoi passarmi avanti!
coatto: vabbé passa avanti.
tsu: beh dillo pure a quelli dietro allora.
coatto: che volemo fa’ ‘na guera?

La guerra non l’abbiamo fatta e lui si è tolto dalle palle perché i suoi amici si sono sentiti in imbarazzo a stare lì e hanno cominciato a prenderlo per il culo e se ne sono andati. Non so se si siano fatti la fila dall’inizio ma sicuramente hanno provato ad imbucarsi da molto più indietro.
Tempo 10 minuti e di nuovo un’altra guera:
coatta: ei, guarda che stavo passando.
tsu: no, ti stavi imbucando!
coatta: vabbé ma io c’ho gli amici che stanno già dentro.
tsu: …
vale: vabbé ma ti rendi conto che anche noi vogliamo entrare?
tsu: vale lascia stare, non ci può arrivare.

Questa è rimasta talmente umiliata da ciò che le avevo appena detto che non solo non è passata perdendosi gli amici che si erano imbucati davanti a noi, ma persino quelli dietro non l’hanno fatta passare e ne abbiamo perse le tracce. Credo stia ancora lì ad aspettare.

Per il resto la serata è stata figa, anche se abbiamo avuto problemi con li bar e quindi siamo rimasti a secco: provate voi ad attraversare una sala stracolma di gente per arrivare al bancone e poi scoprire che devi attraversare metà sala per arrivare alla cassa. Ora che ci siamo riusciti aveva chiuso. Ma porc*°*°°*°.

Domenica
Dopo esserci svegliati alle 4 del pomeriggio (non abbiamo più il fisico per rientrare all’alba!) abbiamo deciso che era tanto che non andavamo al cinema. Anzi, una birretta e poi il cinema. Scegliamo di andare verso Piazzale degli Eroi, perché lì c’è un cinema che fa Sweeney Todd di Tim Burton e il Lapsutinna che è una birreria con una vasta scelta di birre belghe. Al pub abbiamo bevuto e mangiato abbondantemente e molto bene, anche se forse abbiamo speso oltre ogni previsione. Enormi piatti di patatine condite con ottima birra. Anche se ci hanno costretti a vedere Amici di Maria De Filippi e ci hanno piazzato proprio sotto il televisore, mentre la figlia della proprietaria se lo guardava entusiasta. Magari è necessario rivedere alcuni piccoli particolari.
Il film, invece, è stato proprio bello. Un grande Johnny Deep che nella parte diabolica del barbiere assassino ci sta proprio bene e pure brava lo è stata Helena Bonham Carter che ormai fa sempre ruoli in cui siano previsti capelli da pazza. Ormai Tim Burton è sempre di più nel mio olimpo privato dei registi.

Lunedì
È stato solo Lunedì 25 Febbraio.

Martedì
Anche oggi è stato Lunedì 25 Febbraio. Ok, il mio calendarietto da i numeri. Sempre gli stessi, ma li da.
What if there is no tomorrow? There wasn't one yesterday.

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Moratoria
lunedì, 18 febbraio 2008, 17:25 - Inutilia
In politica le mode linguistiche si riconoscono subito. Appena una parola ha un minimo di successo, come un mantra tutti la ripetono ossessivamente. Attaccandola a qualsiasi argomento. E sospetto che non sempre siano consci del significato di quella parola.

E' per questo che propongo una moratoria all'uso della parola moratoria.

Se siete d'accordo alzate la mano.
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Visioni
lunedì, 28 gennaio 2008, 23:17 - Vita da dottorando
Quand’è che ti viene l’ispirazione di scrivere? Oh bella, ovviamente quando ti è rimasta solo una notte per finire di scrivere e poi consegnare un’altra cosa, con un solo giorno di ritardo (ci mancherebbe pure che finisco le cose per tempo). Scrivere su Word con carattere 9 fa male alla salute. Non è una mia scelta, ma avendo un form da rispettare ovviamente entri di più nella parte rispettandolo sin da subito. Si perché hai bisogno mentre stai inventandoti un lavoro che non hai fatto quantomeno di calarti nel personaggio. Essendo facente funzione di psicologo devo usare un metodo consono: lo Stanislavskij prevede l'approfondimento psicologico del personaggio e la ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore [Fonte Wikipedia]. Mi sento affine a chi ha fatto una ricerca? Più o meno. Il mio mondo interiore è affine a quello del personaggio?
Direi di si, sono più o meno il dottorando medio che campa fuori casa con borsa ministeriale (ulteriormente decurtata da tasse e affini) cercando di inventarsi qualcosa da fare fuori e dentro l’università.
Dopo 4 ore che continui a fissare lo stesso paragrafo immutato ormai da ore ti senti un po’ come Nash in A beautiful mind: cominci a vedere delle strane configurazioni dotate di senso. E non ci crederete, ma il paragrafo carattere 9 che fissavo mi ha dato l’ispirazione a scrivere! Però non la mia ricerca, bensì sul blog.
Contento lui!
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Ardecore @ Init
giovedì, 15 novembre 2007, 01:10 - Musica
Se si sbaglia è bene ammetterlo. Ero prevenuto verso gli Ardecore. Non per loro in sé, ma perché non mi piacciono gli Zu che degli Ardecore sono un'anima. Per carità, prima che qualcuno dei fan degli Zu mi venga a parlare delle loro doti tecniche (e qui il riferimento è solo a certi tipi di fan che è possibile trovare in taluni vecchi commenti al blog) li ritengo dei validissimi musicisti e anche coraggiosi. Il tipo di sperimentazione che fanno è ammirevole. Ma non mi piace.
Detto ciò, ho invece sbagliato ad essere prevenuto verso gli Ardecore. Mi sono talmente ricreduto che mi hanno passato gli album e la sera stessa sono andato al concerto. Prendete delle vecchie canzoni melodiche in romanesco (er barcarolo và contro coreeeente e quanno canta l’eecooooo s’arisente) mettetela in mano a gente che ben mastica jazz, blues, noise e che ben conosce gli originali…e avrete qualcosa di incredibile. A parte qualche stecca, l’assenza del sax degli Zu e di Geoff Farina (se si fosse presentato avrei fatto certificare il record di persona che ho visto in più formazioni diverse: Karate, Secret Star e solista) il concerto è stato molto bello e divertente. Le cover delle vecchie canzoni romane sono davvero belle e mi danno un brivido di emozione. Le canzoni originali sono stupende

La solita nota dolente è sempre e solo per i locali romani che diventano sempre più esosi. L’Init ha riaperto e questa è una bella notizia. E’ un bello spazio che porta avanti un progetto di qualità ma che forse non avvicina molto le persone alla musica. Anche se 10 euro di biglietto non sembrano tanti diventano una spesa considerevole se date con frequenza (hanno tirato fuori un bel programma ma concentratissimo). E mi raccomando non fatevi venire sete!

Forse starò diventando come quel tizio che ad un concerto degli Unwound (o erano i Bedhead? boh ormai la mia memoria vacilla)al Brancaleone si lamentava perché 8mila lire erano troppe (non erano nemmeno 10 anni fa, mi sento un po’ vecchio!). Vecchie abitudini che non cambiano mai! :p

Ardecore
Init
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Civis Romanus Sum
domenica, 11 novembre 2007, 18:01 - Musica, Storie di vita
Alla fine ce l’ho fatta. Ho smesso di essere un padoaschioppano bamboccione e ho cominciato finalmente la vera vita del bassosalariato. Quella in cui vivi in una stanza convivendo con due persone (in altre stanze) e uno stendino (nella tua stessa stanza) e ogni 5 euro di spesa il tuo cuore sussulta pensando “io non ce la posso fare ad arrivare a fine mese”. E poi devi fare le pulizie, fare il bucato, rifarlo perché non è venuto bene. Ricordarti che devi fare la spesa sennò non mangi.
In più vivi nello smog. Quello vero. Te ne accorgi per la quantità di polvere che si accumula nella stanza in solo 4 giorni. Penso che una cosa del genere sia impossibile da replicare persino in un laboratorio.
Però al tempo stesso è divertente. Non sono abituato ad avere sotto casa tutto il campionario dei negozi apribili. E poi ci sono un sacco di persone (pure troppe se stai cercando parcheggio alle 2 di notte), scendi un momento e non ti senti solo. Poi ci sono gli amici che ti passano a trovare e che puoi raggiungere a piedi. E pensare che per me la macchina era indispensabile pure per prendere un caffé al bar. Insomma, ora ho iniziato una nuova vita. Incrociamo le dita.

Nota a margine. Sono andato a sentire il concerto dei The Accelerators al Piper. Volevo tralasciare questo punto ma poi ci ho ripensato: il Piper è il locale più costoso che ci sia a Roma e trovo scandaloso che pretenda di far pagare 12 € di biglietto per un concerto di band locali di giovedì; e infatti il locale era giustamente semi-deserto per la capienza che ha. Questo però è un peccato per le band che hanno suonato (oddio, non proprio un peccato per tutte perché in alcuni casi era meritato).
The Accelerators sono una band di Roma molto interessante e che secondo me va tenuta d’occhio. Molte influenze diverse, un cantante con una gran bella voce (dire quasi un Eddie Vedder de ‘noantri), una miscela interessante di popjazzrock e David Bianco a produrli. Se vi capita sentiteli.

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Ikea
lunedì, 22 ottobre 2007, 12:09 - Storie di vita
Ovviamente se uno non si riduce all'ultimo minuto non è contento. Tra la preparazione della rassegna di fine anno per il dottorato e l'organizzazione del trasloco ho smesso di avere una vita. L'unica cosa che mi sono concesso è In questo mondo libero di Ken Loach. Bello. Bellissimo. Ma non ho tempo di parlavene, quindi vedetevelo da soli.

Avete mai visto Ikea di domenica pomeriggio? No? Io si. E non è un bello spettacolo, ve lo assicuro. Sapevo che sarebbe stato traumatico, ma dovendoci andare con mio padre era l'unico giorno possibile.

Lo spettacolo che ho visto è stato ben recinzito da Johnny Palomba, qui letto dal mitico Mastrandrea. Quello con il letto sul motorino sono io (non so se è stato più difficile sceglierlo o caricare tutto sulla macchina).


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Umbilical town
martedì, 9 ottobre 2007, 01:03 - Storie di vita
"hey, it's me again, I'm faded . . . could I please come over?"

Non so se vi è mai capitato di avere un sacco di cose per la testa ma di non riuscire a esplicitarne nemmeno una. Avete idee, pensieri, preoccupazioni, voglie. Eppure se provate a voler anche solo dire la cosa più semplice, il vuoto. Nulla. Zero assoluto.

Sto lavorando a quello che dovrebbe essere il prodotto finale del mio primo anno di dottorato. Una rassegna bibliografica. Ossia una relazione che parla di una serie di articoli scientifici messi insieme per un qualche motivo. Noioso. Inutile. Per carità, la formazione serve. Ma io perdo tempo a leggere pacchi di articoli tutti uguali solo per poter dire alla fine "ho fatto il mio lavoro, posso cominciare con il resto?". A me sembra che qualcosa non vada.

Saranno i trentanni compiuti che mi fanno sentire vecchio e quindi aumentano la voglia di concludere qualcosa, sarà che l'entusiasmo prima o poi si spegne. Non lo so. Cerco di andare avanti cercando di dirigere la (scarsa) concentrazione su quello che è l'obiettivo a breve termine più importante.
Nel frattempo rimando la realizzazione delle cose che mi frullano per la testa, rimando un trasloco ormai prossimo, rimando letture più interessanti.
Sono talmente tante le cose che rimando che ogni tanto senti la necessità di ricordarmi che sono vivo. Abito in un posto tranquillo. Fin troppo. E quando verso le 2 vado a dormire (non riesco mai prima) non c'è rumore. Ma nessuno davvero. E quel vuoto, quell'assenza di rumore, mi terrorizzano. Mi verrebbe voglia di gridare "c'è nessuno?". Ma oltre allo svegliare i miei e forse un vicino penso che non accadrebbe poi molto altro.
E' incredibile a dirsi ma chi mi conosce sa che per dormire ho bisogno di silenzio. Eppure ricordo il modo in cui quest'estate dormivo in mezzo al casino (seppur con qualche precauzione), dormivo sereno. Questo silenzio invece mi distrugge.

Ogni tanto provo a svegliarmi. Un concerto. Un film. Mi sono appassionato a qualche nuovo telefilm e finalmente sono ricominciati i vecchi (se non avete mai visto Scrubs, svegliatevi). Provo a rivalutare vecchi album che non mi erano piaciuti. Tiro fuori vecchi libri da sotto il letto.

Il tutto sembrerebbe portare a qualcuno che è depresso, me ne rendo conto. Eppure è solo voglia di concretizzare qualcosa che viene continuamente e forzatamente smorzata. Perché bisogna andare per gradi, perché ci sono dei tempi da attendere, perché non è che puoi fare come ti pare, perché il modo irruento di fare le cose che spesso ho porta sempre a disastri. Se c'è una qualità che mi manca è la pazienza. Si dai bravi, ditelo pure, "bella scoperta!".
so I take comfort in the only life I know
where you can do what you want
in umbilical town

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